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Il Palazzo Reale di Genova, una reggia da riscoprire

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Il Palazzo Reale di Genova, ovvero una una reggia da riscoprire grazie ad Alessandro Sala che ha visitato per noi questo sontuoso ed imponente edificio in compagnia di Michele Tartarini, un altro amico/lettore. Ecco il suo racconto alla scoperta di un luogo straordinario.

Il centro storico di Genova è famoso per le sue bellissime residenze nobiliari, tra queste spicca il Palazzo Reale eletto dai Savoia come loro dimora fin dopo l’unità d’Italia. Pur essendo riccamente decorato, ben conservato e ancora completamente arredato è forse una delle regge meno conosciute a livello nazionale, tanto da accogliere nel 2015 solo 70.000 visitatori.
La reggia genovese ha quattro secoli di storia in cui si intrecciano diversi proprietari fino a giungere, attraverso la famiglia reale, allo Stato italiano.
Tutto ha inizio coi “Rolli di Genova” ai tempi dell’antica repubblica marinara. Costituiti a partire dal 1576 sono veri e propri elenchi stilati dal governo oligarchico in cui vengono censiti i palazzi nobiliari più suntuosi atti a ospitare a nome dello Stato ambasciatori, sovrani, cardinali, principi e inviati stranieri giunti in città per incontrare il doge e gli organi di governo della repubblica. Nella pratica il sistema dei rolli costituisce una reggia diffusa che dal 2006 è riconosciuto patrimonio dell’UNESCO.

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Quello che oggi conosciamo con il nome di Palazzo Reale nasce in realtà nel 1643 come dimora patrizia per volere di Stefano Balbi, esponente di una famiglia di mercanti di seta e banchieri arricchitasi nel secolo precedente accumulando una vera fortuna. Nell’intento del committente la costruzione deve esaltare lo status e il potere raggiunto dai Balbi e per questo ingaggia i migliori artisti all’epoca presenti in città. Morto il suo ideatore nel 1679 gli eredi vendono il palazzo a Eugenio Durazzo, membro di un’altra potente famiglia dell’oligarchia cittadina. Originari dell’Albania i Durazzo giungono a Genova nel XIV secolo facendo fortuna in poco tempo con la lavorazione della seta, il commercio e le attività finanziarie. Il Settecento che per l’aristocrazia genovese segna l’inizio del declino è il loro periodo di massimo splendore, durante il quale diventano forse la famiglia più ricca e potente della città. Le malelingue parlano perfino di “Repubblica di Durazzo”.

Il Palazzo Reale di Genova dai Balbi ai Savoia

Coi nuovi proprietari gli interni del palazzo sono ridecorati in uno spumeggiante stile rococò. Viene ingrandito il cortile, edificati i due scaloni e realizzati i grandi terrazzi che danno verso il mare e offrono un’ampia vista sul porto. Dello stesso periodo è anche l’opera più famosa della residenza, la galleria degli specchi, ispirata ai palazzi romani e all’omonima francese di Versailles. I Durazzo sono protagonisti anche nell’ambito del collezionismo accumulando una prestigiosa raccolta di opere d’arte di artisti locali e internazionali del calibro di Tintoretto, Van Dyck e Guercino.
La crisi però giunge anche per loro e nel 1789 iniziano i problemi finanziari che si aggravano con la successiva invasione francese. Le risorse della famiglia si riducono notevolmente tanto che nel 1808 è lo stesso Napoleone a interessarsi all’acquisto del palazzo che quindi risulta ufficiosamente in vendita. Ma gli anni e gli eventi corrono in fretta e col Congresso di Vienna nel 1815 Genova e i suoi territori vengono annessi al Regno di Sardegna in un’ottica di potenziamento in funzione antifrancese dello stato sabaudo. I Savoia che per secoli hanno tentato di espandersi in Liguria ne sono ora i padroni. Vittorio Emanuele I, non contento della sistemazione provvisoria nel Palazzo Ducale, incarica i suoi funzionari di trovare un nuovo Palazzo Reale. È il suo successore Carlo Felice nel 1824 ad acquistare a tale scopo la residenza dei Durazzo, comprando in blocco anche arredi e collezioni d’arte che tuttavia devono essere integrate con altri acquisti a causa delle dispersioni derivate dalle difficoltà dei precedenti proprietari. Genova è la seconda città del regno per importanza e il sovrano, grande sostenitore dell’assolutismo, la preferisce alla liberale Torino nella quale non ama risiedere. Si diffonde perfino il pettegolezzo che il re avrebbe intenzione di spostare la capitale nel capoluogo ligure. Il 1831 è un anno di svolta e il Palazzo Reale di Genova passa in eredità a un lontano cugino di Carlo Felice, Carlo Alberto già principe di Carignano e ora nuovo re di Sardegna. Questi decide data la rilevanza della città di risiedervi ufficialmente con la corte per un mese all’anno, una sorta di odierna Holyrood Week a Edimburgo della regina Elisabetta.

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Nel periodo albertino la residenza diventa un vero e proprio palazzo reale, sono allestite le sale del trono, del consiglio dei ministri, delle udienze, il salone da ballo e le scuderie con il maneggio. Il secondo piano nobile viene riservato al re e alla regina, l’ala di ponente è predisposta per ospitare il secondogenito di Carlo Alberto che porta il titolo di duca di Genova e al primo piano invece viene allestito nel 1842 un intero appartamento per ospitare l’erede al trono Vittorio Emanuele e la sua giovane sposa Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena.
Carlo Alberto è un sovrano ristrutturatore, gli interventi nella reggia genovese fanno infatti parte di una nuova stagione di ammodernamenti che riguarda tutte le residenze reali del regno. Nel 1832, l’anno dopo la sua salita al trono, il re fa confluire le opere più belle presenti nei palazzi sabaudi in unica raccolta che va a formare uno dei primi musei torinesi aperti al pubblico, la Reale Galleria odierna Galleria Sabauda. I Savoia riempiono i vuoti lasciati dai diversi quadri partiti per la capitale trasferendo dalle residenze piemontesi numerosi pezzi settecenteschi e ritratti dinastici che contribuiscono a dare un’impronta sabauda alla dimora.

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Con Vittorio Emanuele II il Palazzo Reale di Genova è sempre più marginale, il sovrano infatti al mare preferisce le riserve di caccia. Per un certo periodo vi soggiorna il principe di Carignano Eugenio di Savoia-Villafranca con il compito di riformare la Regia Marina e dal 1861 è la residenza del più sfortunato dei figli del primo re d’Italia, Oddone duca di Monferrato. Il principe, quartogenito della regina Maria Adelaide, nasce nel 1846 a Racconigi e presenta fin da subito una salute molto delicata, conseguenza del fatto che i genitori sono cugini primi. Gli viene diagnosticato il rachitismo, oggi si pensa fosse osteogenesi imperfetta, e per tutta la sua breve vita Oddone rimane invalido venendo accudito insieme ai due fratelli maggiori Umberto e Amedeo nel castello di Moncalieri, visitato spesso con affetto dalle due sorelle Maria Clotilde e Maria Pia. Pur essendo prigioniero del suo corpo il piccolo principe riceve un’istruzione di primordine e mostra fin dall’infanzia una vera passione per lo studio. Pensando che l’aria di mare possa aiutarlo il re gli consente di trasferirsi stabilmente nella reggia genovese, dove il giovane duca ha una sua piccola corte formata soprattutto da artisti e intellettuali.

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Qui approfondisce i suoi studi nelle discipline tecniche e artistiche, nelle lingue e in geografia dimostrando un vero interesse per la nautica, motivo che gli vale la nomina a capitano di vascello della Regia Marina. Da Genova intraprende anche un viaggio che lo porta nell’Italia meridionale e a Costantinopoli. Le sue stanze ospitano una ricca biblioteca e diventano un luogo di ritrovo per l’élite culturale della città, inoltre il principe è promotore di quattro premi annuali per gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti. Purtroppo la sua malattia non gli lascia scampo e muore ventenne a palazzo nel 1866. Lascia in eredità ai musei cittadini le sue collezioni di quadri, minerali, antichità, vetri e ceramiche e al suo funerale nella basilica di San Lorenzo la folla si commuove, cosa non scontata in una popolazione che ancora ricorda la repressione dell’insurrezione del 1849.

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Dopo il povero duca di Monferrato e diversi anni di sporadici soggiorni di membri della dinastia il Palazzo Reale di Genova ha come suo ultimo inquilino stabile un principe glorioso di Casa Savoia, il leggendario duca degli Abruzzi. Luigi Amedeo va a occupare quello che dal 1842 era stato l’appartamento di suo nonno Vittorio Emanuele II e vi abita fino al 1919, anno in cui il cugino Vittorio Emanuele III decide nell’ambito di una razionalizzazione della Dotazione della Corona di cedere la reggia al demanio.
Nel 1922 il Palazzo Reale di Genova si trasforma in museo, ospitando anche la Soprintendenza ai monumenti della Liguria, e nel 1964 per consentire la costruzione della strada sopraelevata del porto viene demolito il ponte reale che lo collegava alla darsena. Nel 2014 la reggia ospita, piccola curiosità, le riprese del film “Grace di Monaco” i cui interni sono utilizzati per ricreare i saloni del Palais Princier monegasco.
Il mio auspicio è che in futuro questo affascinante scrigno di tesori ricco di storia venga riscoperto dal grande pubblico e ringrazio la mia ragazza e Michele con la sua famiglia che mi hanno accompagnato ad esplorarlo sotto una specie di diluvio universale.

Alessandro Sala

Copyright foto: Alessandro Sala, Michele Tartarini e pagina Facebook del Palazzo Reale di Genova

Per info sulle visite http://www.palazzorealegenova.beniculturali.it/

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